Una notizia che cambia tutto

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Ne senti parlare. Senti storie di altre persone. Per empatia ti immedesimi e ti chiedi come deve essere. Ti chiedi cosa queste persone hanno provato. Dopo un primo momento di disagio, scrolli le spalle e, vedendo la cosa lontana da te, pensi: "A me non capiterà". Questo è quello che ho pensato io mille e mille volte sentendo parlare di malattie terribili come tumori, malattie autoimmuni e altre cose che non auguro a nessuno. Beh, 5 anni fa succede a me. Arriva una diagnosi. Il medico non sapeva come dirmelo. Sclerosi multipla.   Mi casca il mondo addosso in appena 10 secondi.  La mia testa inizia a cercare scappatoie e possibili soluzioni. Un modo per dimostrare che il medico si è sbagliato, insomma queste cose non possono capitare a me. Nessuna scappatoia. Nessun errore. Solo la consapevolezza che.. sì, stavolta tocca a me. Inizio a prendermela con il mondo e con le persone che ho accanto e che mi vogliono bene e che, di certo, non hanno colpa per quello che mi è accadut...

L'inizio

Benvenuti nel nostro spazio

MOVAT nasce da una corsa, da una sfida, da un’idea condivisa ma soprattutto nasce dal desiderio di raccontare cosa succede quando persone comuni decidono di mettersi in moto – fisicamente, mentalmente, emotivamente.

Qui non troverai solo allenamenti o gare. 
Troverai esperienze vissute da chi ha una vita piena: un lavoro, una famiglia, impegni quotidiani, eppure ha scelto di ritagliarsi del tempo per sé. Troverai trasformazioni, motivazioni, piccoli grandi cambiamenti.

Tutto è iniziato così

Tutto è iniziato così, davanti a un caffè. Nessun piano preciso, nessun obiettivo scritto nero su bianco. Solo una chiacchierata tra colleghi e – da qualche tempo – anche qualche corsa durante la pausa pranzo.

Io e Mauro lavoriamo nella stessa società. Abbiamo ruoli diversi, ma ci accomuna qualcosa di profondo: la passione per il movimento, il benessere,  la voglia costante di metterci alla prova e di uscire dalla routine.

Mauro corre da anni, ha già diverse gare sulle gambe. Io, invece... diciamo che la corsa non è mai stata il mio terreno preferito. Ma quando ha nominato la Spartan Race qualcosa ha fatto clic. Era novembre, e mancavano ancora diversi mesi. Il tempo per prepararci c’era.

“Facciamo quella da 5 km, dai, partiamo soft”, ci siamo detti. Mauro l’aveva già affrontata, sapeva cosa aspettarsi. Io no, e forse è stato meglio così.

Da quel momento, tutto è cambiato. Ogni giorno è diventato un passo verso qualcosa di più grande.


Prepararsi, davvero

La preparazione non è stata una passeggiata. Incastrare tutto tra famiglia, lavoro e obiettivi personali: probabilmente la sfida più dura. Ma avevamo un obiettivo: far parte di quella cerchia ristretta di persone che non si arrendono.

Ci sono stati momenti di slancio, in cui ci siamo sentiti invincibili. E altri in cui avremmo voluto mollare tutto e stenderci sul divano. 

E poi gli sguardi stupiti di chi ci chiedeva: “Ma chi ve lo fa fare?”

C’era quella motivazione silenziosa, che non fa rumore ma ti spinge avanti anche quando vorresti fermarti. Ogni sessione era un mattoncino. Ogni fatica, una prova.


Il nostro segno distintivo

Come squadra – perché è così che ci siamo sentiti fin da subito – abbiamo deciso di creare una maglietta tutta nostra. Sopra c’era scritto "Te Bota", un’espressione romagnola dalle mille sfumature, che per noi significava “si dà dentro, si spinge”. 

Era il nostro modo per dire chi siamo, da dove veniamo, e che questa sfida la stavamo affrontando insieme, con radici comuni e lo stesso spirito.


Correre quando nessuno ha voglia

Correvamo nella pausa pranzo, un’oretta scarsa.
A volte sotto la pioggia, spesso con il freddo che tagliava le mani.
L’inverno non perdonava, e la voglia di uscire era poca.
Quante volte ci siamo guardati e nessuno ha detto “andiamo”?
Quante volte il silenzio era il modo per sperare che qualcuno rinunciasse per primo?

Eppure, ogni volta, qualcosa ci spingeva fuori.
Non era la motivazione del momento. Era il pensiero del perché.
Perché lo stiamo facendo? Perché vale la pena?

Quando il “perché” è forte, il resto si costruisce.
La fatica diventa parte del processo.
Il freddo, un dettaglio.


Il giorno della gara

Durante la gara, a Gubbio, abbiamo affrontato ostacoli tra fango, corde e muri, attraversando il centro storico come in un’avventura condivisa. 

La fatica, l’adrenalina e il sostegno reciproco hanno reso tutto più intenso.

Ma la vera sfida non è iniziata lì. 

È cominciata molto prima, quando abbiamo deciso di superare le scuse e allenarci con costanza.

Non serviva essere perfetti, né forti o veloci. Serviva esserci.
Il traguardo ci ha trovati stanchi, sporchi, ma cambiati. 

Il giorno della competizione non è stato solo una prova fisica: è stato l’atto finale di un percorso costruito con costanza, rinunce e decisioni prese contro la comodità.


Da qui nasce MOVAT

Questa esperienza è stata il punto di partenza.
Non solo per la nostra amicizia sportiva, ma per qualcosa di più grande: MOVAT.
Un blog, uno spazio, una voce per raccontare ciò che accade quando si sceglie di rimettersi in moto.
Condividiamo ciò che impariamo lungo il cammino, con l’intento di ispirare chi sente il bisogno di ripartire.

Non siamo atleti professionisti.
Siamo persone comuni, immerse nella quotidianità, con agende fitte, famiglie da seguire, giornate che non sempre vanno come vorremmo.
Ma abbiamo scelto di non aspettare il momento perfetto.
Abbiamo deciso di agire, anche quando il tempo è poco e le energie scarse.

MOVAT nasce da questa scelta.
Dalla volontà di trasformare il movimento in uno strumento per stare meglio, per ritrovare equilibrio, per sentirsi vivi.
Non è un blog per chi cerca la performance.
È un invito a muoversi – nel corpo, nella mente, nelle intenzioni.

Ogni giorno affrontiamo ostacoli: imprevisti, stanchezza, pensieri che pesano.
Ma come in una gara, si può inciampare, rallentare, cambiare ritmo.
Eppure, si può anche ripartire, adattarsi, trovare nuove soluzioni.

MOVAT vuole raccontare proprio questo:
che il percorso conta più del risultato.
Che la motivazione può affievolirsi, ma si può riaccendere.
Che ogni passo, anche incerto, ha valore.

Vogliamo dare voce a chi sceglie di provarci.
A chi non si sente “pronto”, ma decide di iniziare comunque.
A chi sa che il vero traguardo è continuare a muoversi, anche quando tutto sembra spingere nella direzione opposta.


MOVAT è appena partito. Se ti sei ritrovato in questa storia, lascia un commento, condividila o seguici per i prossimi articoli. Il movimento è per tutti. E ogni passo conta. 

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